Gemeg, alla ricerca del blocco perfetto
di Gianni Sani

GEMEG, una delle aziende leader a Carrara nella produzione e commercializzazione di blocchi di marmo di alta qualità, negli ultimi anni ha incrementato l'attività di lavorazione, selezionando dalla propria cava i materiali migliori da destinare a grandi progetti in tutto il mondo.

Non è la prima volta che Diamante si occupa di questa azienda: GEMEG è una importante realtà nel settore del marmo, presente praticamente in tutto il mondo, estrae, seleziona, lavora e commercializza i materiali migliori che le Apuane possono offrire, ed è ormai da diversi anni che ha impostato una programmazione accuratissima del processo estrattivo. Dalla cava al magazzino ogni centimetro di marmo è controllato, seguito e monitorato da professionisti e aggiornate tecnologie informatiche, ed è forse uno dei pochi casi al mondo in cui non è sbagliato parlare di "produzione" di marmo.

Abbinata a questa nuova filosofia aziendale, GEMEG si è anche distinta per il linguaggio che utilizza per promuovere se stessa ed il suo materiale. Le incursioni al Fuorisalone di Milano, la partecipazione a Natural Stone Vision, la presenza (raccontata nel n°62 di Diamante) con uno stand molto particolare a Marmotec 2010, la realizzazione del film "Il capo" presentato nella sezione orizzonti al Festival del Cinema di Venezia e, a settembre, Marmomacc 2011 dimostrano che l'impegno di questa azienda, vecchia all'anagrafe ma giovane nello spirito, è tutto improntato a ricreare quel rapporto deturpato tra "l'umanità ed il marmo".

È vero ciò che ha detto Philippe Daverio alla conferenza inaugurale di Carrara Marble Week, tenuta assieme a volti importanti del mondo dell'architettura, e cioè che "Carrara è il marmo perché lo ha deciso l'umanità" ma è anche vero che dal secondo dopoguerra "l'umanità" si è scordata del marmo e l'oblio si è manifestato anche a Carrara. Dagli anni cinquanta, infatti, la produzione, o meglio l'estrazione e la successiva lavorazione della materia prima, si è prepotentemente indirizzata sulla quantità, le aziende hanno smesso di investire in ricerca, i progettisti sono stati ammaliati da materiali industriali "moderni" e il mondo dell'architettura ha voltato le spalle a quello che è stato per secoli il materiale più nobile per costruire.

Abbiamo tutti presente le migliaia di edifici realizzati durante il boom economico degli anni sessanta, quei condomini anche di pochi piani, quelle palazzine perfino eleganti, che presentavano freddi e svogliati atrii rivestiti con statuari venati a macchia aperta, vani scala con gradini in calacatta o travertino di due centimetri e corrimano in ferro e plastica e, perfino, cabine ascensori con importanti rossi di Verona come pavimento. Il marmo aveva perso il ruolo da protagonista che aveva avuto fino ad allora nel grande spettacolo dell'architettura. Le ultime apparizioni sui palcoscenici internazionali erano stati i migliori edifici dell'architettura razionalista: dalla casa del fascio di Terragni con l'elegante rivestimento in botticino alle numerose stazioni ferroviarie, dal Palazzo della Civiltà dell'EUR ai tanti edifici pubblici sparsi su tutto il territorio italiano.

Le cause di questa perdita di ruolo andrebbero ricercate nella modifica della percezione del "bello", nell'appiattimento culturale che ha raggiunto ormai livelli preoccupanti. Anche in una realtà "piccola" ma altamente simbolica, come Carrara, il distacco tra il marmo e la gente era diventato abissale. Ma quello che è avvenuto in queste settimane può invertire questa tendenza. Le idee non si propagano se non ci sono degli ottimi scrittori che sanno raccontartele: idea, scrittore, collettività. Marmo, architetto, collettività. È questo il messaggio che è stato lanciato da GEMEG, portare di nuovo i progettisti ed i loro prodotti in mezzo alla gente, portare il materiale in piazza per raccontarne le potenzialità, ricordare a tutti che splendida pietra è il marmo. Quello che colpisce di più degli eventi GEMEG è la partecipazione, un carosello di persone, un girotondo di famiglie, un abbraccio simbolico tra artisti di strada, cavatori, architetti, gente comune che dopo tanto tempo condivide un linguaggio.

Ed è proprio il linguaggio il filo conduttore della filosofia di questa azienda, il linguaggio della materia, dell'architettura e del design, delle arti e della comunicazione. La materia, il marmo, il blocco; un elemento così puro da rimanere ogni volta sorpresi dalla sua bellezza.



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